Che cosa è la prevenzione primaria?

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L’origine di un tumore si ha quando una cellula accumula una serie di danni a carico del proprio DNA per cui perde il controllo della capacità di replicarsi e si ritrova un ambiente favorevole ad una moltiplicazione incontrollata. I tumori, ivi compreso quello della mammella,  sono per lo più di origine ambientale e alimentare e la prevenzione dovrebbe cominciare a tavola.

La prevenzione primaria ha come obiettivo la riduzione dell’insorgenza e quindi dell’incidenza intervenendo sulla rimozione delle cause determinanti il tumore.

Le caratteristiche tipiche delle cellule tumorali sono:

l’essere insensibili ai segnali che bloccano la proliferazione delle cellule sane; la resistenza al meccanismo di morte programmata delle cellule; l’instabilità genomica, che le porta ad andare incontro molto frequentemente a mutazioni; la grande efficienza del metabolismo cellulare; la capacità di produrre nuovi vasi sanguigni; l’essere insensibili ai segnali che bloccano la proliferazione ; la grande efficienza del metabolismo cellulare; la capacità di produrre nuovi vasi sanguigni; la capacità di invadere altri tessuti dando luogo a metastasi; l’essere invisibili per il sistema immunitario, che non le riconosce come un pericolo; la capacità di promuovere l’infiammazione, che a sua volta favorisce l’insorgenza del tumore.

Queste caratteristiche concorrono a sostenere la crescita dei tumori, favorendo la proliferazione delle cellule tumorali o impedendone la morte, come la resistenza all’apoptosi o al sistema immunitario. Permettono alle cellule neoplastiche di creare i loro stessi vasi sanguigni per ricevere il nutrimento e l’ossigeno (angiogenesi) e di costruire al meglio i “mattoni” che compongono le strutture cellulari, grazie a un metabolismo molto efficace. Portano inoltre le cellule tumorali a muoversi e formare metastasi in altri organi o a produrre infiammazione, che può contribuire allo sviluppo dei tumori favorendo la produzione di molecole pro-tumorali. I ricercatori hanno inoltre preso in considerazione le cellule normali che circondano il tumore, il microambiente che si è visto essere in grado di influenzarne lo sviluppo.
La maggior parte dei fattori conosciuti che modulano il rischio di tumore della mammella (familiarità, aspetti legati alla storia riproduttiva e personale) appaiono del tutto o sostanzialmente non modificabili.

I fattori di rischio principali per questa neoplasia sono stati identificati nella storia riproduttiva, nel profilo ormonale e nelle abitudini di vita; in particolare numerosi studi hanno identificato come fattori di rischio la lunga durata del periodo fertile (con menarca precoce e menopausa tardiva), la nulliparità o la prima gravidanza a termine dopo i 30 anni, il mancato allattamento al seno e l’uso di contraccettivi orali.

L’utilizzo di terapia ormonale sostitutiva, specie se basata su estroprogestinici sintetici ad attività androgenica 3,4 costituisce un fattore di rischio, così come radioterapie pregresse (toraciche e specialmente prima dei 30 anni) e precedenti displasie o neoplasie del tessuto mammario. Importante, inoltre, la valutazione della storia familiare: infatti anche se la maggior parte di carcinomi mammari sono forme sporadiche, il 5%-7% risulta essere legato a fattori ereditari, 2/3 dei quali determinati dalla mutazione di due geni, BRCA-1 e BRCA-2. Nelle donne portatrici delle mutazioni di BRCA-1 o BRCA-2 il rischio di ammalarsi nel corso della vita è del 50%-80%.

Sostanze attive a livello endocrino

Le sostanze attive a livello endocrino (EAS) sono sostanze in grado di interagire o interferire con la normale azione ormonale. Quando ciò provoca effetti avversi, si parla di “interferenti endocrini”.Il sistema endocrino è importante per la nostra salute  perché regola e controlla il rilascio di ormoni. Gli ormoni sono i messaggeri chimici dell’organismo e sono essenziali per funzioni come il metabolismo, la crescita e lo sviluppo, il sonno e l’umore. La regolazione della secrezione ormonale è di particolare importanza eIl sistema e dipende da molteplici fattori. Le conoscenze scientifiche del sistema endocrino sono ancora in evoluzione; pertanto la comprensione di che cosa sia una sostanza attiva sul sistema endocrino continua a essere oggetto di dibattito scientifico.

Gli esseri umani e gli animali possono essere esposti, attraverso la dieta e altre fonti, a un’ampia varietà di sostanze attive sul sistema endocrino, naturali (ad es. i fitoestrogeni presenti nella soia) o artificiali. Tra gli esempi di sostanze attive sul sistema endocrino talvolta riscontrate negli alimenti figurano diversi pesticidi, inquinanti ambientali come diossine e PCB e alcuni costituenti dei materiali a contatto con gli alimenti, come il bisfenolo A (BPA) usato come elasticizzante della plastica.Il Bpa è un interferente endocrino in grado di compromettere il normale funzionamento del sistema ormonale. Viene utilizzato soprattutto per la produzione di materie plastiche. Alcune sostanze attive sul sistema endocrino sono utilizzate intenzionalmente nei medicinali (pillole anticoncezionali, sostituti degli ormoni tiroidei) per i loro effetti endocrini.

Lo studio. I ricercatori sono stati divisi in 11 gruppi: un gruppo per ogni caratteristica tipica della cellula tumorale. Il primo compito per ciascun gruppo era individuare 10 meccanismi molecolari che, se disturbati o “distrutti”, fanno acquisire alla cellula sana la specifica caratteristica tumorale in esame. Il secondo compito era trovare gli agenti chimici in grado di interferire con quei meccanismi chimici.

Alla fine di questa grande analisi, un  gruppo doveva considerare tutti i meccanismi e tutti i composti nel loro insieme, per capire se uno stesso agente chimico interferisse con più di un meccanismo biologico, e in che modo mix di agenti chimici possano combinarsi potenziando i loro effetti. I risultati sono stati pubblicati in 12 studi sulla rivista scientifica Carcinogenesis.

“In tutto abbiamo individuato 85 composti in grado di interferire con uno o più bersagli biologici”, spiega Chiara Mondello dell’Istituto di genetica molecolare del Cnr di Pavia (Igm-Cnr) che, insieme alla collega Ivana Scovassi, ha fatto parte del dodicesimo gruppo. “I risultati mostrano che effettivamente ci sono tanti composti chimici che possono agire sullo stesso bersaglio, e più bersagli che possono essere colpiti da uno stesso agente. È estremamente importante andare quindi a verificare non solo il possibile effetto tumorigenico di un singolo agente, ma l’azione delle combinazioni e le dosi a cui agiscono”.

I composti sotto osservazione. Uno degli agenti chimici che risulta distruggere più meccanismi molecolari è il bisfenolo A (BPA), un plastificante usato in molti prodotti, anche nei contenitori per alimenti e nei cosmetici, già sotto osservazione per il suo possibile ruolo nello sviluppo deitumori (compresi quelli al seno) e perché è in grado di interferire con il sistema endocrino. Bandito dai biberon dal 2011 (in Europa), è stato recentemente sotto la lente della Autorità europea per la sicurezza alimentare (Efsa), che ha ridotto di oltre 10 volte la dose giornaliera tollerabile.

“Anche gli ftalati, utilizzati sempre nella produzione delle plastiche o come additivi cosmetici, possono avere un’influenza sullo sviluppo del tumore al seno”, continua Mondello, “come iparabeni, che in alcune analisi sono stati trovati nel tessuto mammario, in concentrazioni sufficienti a stimolare la proliferazione di cellule del tumore al seno. Un altro composto da tenere d’occhio è il metossicloro, un insetticida utilizzato in agricoltura, che può attivare alcuni geni implicati nello sviluppo del cancro”.

Ma cosa ci indica, realmente, questa analisi? “Che c’è ancora molto lavoro da fare”, risponde la ricercatrice: “Non vi sono prove definitive che le sostanze individuate siano cancerogene, ma bisogna promuovere studi che ci portino a una regolamentazione ottimale”.Ma cosa ci indica, realmente, questa analisi? “Che c’è ancora molto lavoro da fare”, risponde la ricercatrice: “Non vi sono prove definitive che le sostanze individuate siano cancerogene, ma bisogna promuovere studi che ci portino a una regolamentazione ottimale”.

La ricerca epidemiologica ha identificato alcuni fattori legati all’alimentazione e allo stile di vita che appaiono potenzialmente modificabili rendendo quindi possibili interventi di prevenzione primaria. L’alimentazione errata, la sindrome metabolica e la vita sedentaria hanno un nesso causale con l’incidenza del tumore al seno. il tessuto adiposo poi è coinvolto nella produzione di ormoni che stimolano le cellule a dividersi. Fattori di rischio importanti sono: l’obesità, lo scarso esercizio fisico, l’alto consumo di carboidrati e di grassi saturi correlati all’aumento degli ormoni sessuali: in premenopausa attraverso il ruolo dell’insulina e all’IGF-1, in menopausa attraverso l’aumento di androgeni ed estrogeni indotti da enzimi del tessuto adiposo. Agire su questi fattori di rischio modificabili (attività fisica, consumo di alcol e body mass index) attraverso una regolare attività fisica quotidiana abbinata ad una alimentazione equilibrata (tipo mediterranea), potrebbe ridurre il rischio di sviluppo di carcinoma mammario grazie al conseguente miglioramento dell’assetto metabolico e ormonale. Una camminata sostenuta, una corsa anche leggera, un’ora di attività sportiva al giorno bruciando i grassi riducono il rischio di sviluppare un tumore al seno

Esistono solide evidenze e dati scientifici a favore del ruolo favorevole del cibo del mediterraneo e stili di vita salutari nella prevenzione del carcinoma della mammella; in particolare alcuni studi hanno suggerito un ruolo protettivo del consumo di cereali integrali, legumi pesce, verdure, frutta e in generale della dieta mediterranea, di qualità e biologica. Vi è uno stretto legame tra la qualità degli alimenti e la protezione della salute. Bisognerebbe conoscere l’intero ciclo alimentare dei prodotti interrogandosi sulla provenienza degli alimenti. Le abitudini alimentari delle nuove generazioni e il contrasto ai tumori e alla dilagante obesità infantile passano anche attraverso l’informazione e l’educazione che noi sapremo dare. Le bevande zuccherate, le merendine, gli snacks, i grassi idrogenati nascosti tra gli ingredienti che nessuno legge, gli acidi grassi saturi, il colesterolo…vanno aboliti dalla dieta quotidiana.