Nel cuore di Guido Piovene
La Calabria sembra essere stata creata
da un Dio capriccioso che,
dopo aver creato diversi mondi,
si è divertito a mescolarli insieme .
Viaggiare in Calabria significa compiere un gran numero di andirivieni, come se si seguisse il capriccioso tracciato di un labirinto. Rotta da quei torrenti in forte pendenza, non solo è diversa da zona a zona, ma muta con passaggi bruschi, nel paesaggio, nel clima, nella composizione etnica degli abitanti. E’ certo la più strana tra le nostre regioni. Nelle sue vaste plaghe montane talvolta non sembra d’essere nel Mezzogiorno, ma in Svizzera, nell’Alto Adige, nei paesi scandinavi. Da questo Nord immaginario si salta a foreste d’olivi, lungo coste del classico tipo mediterraneo. Vi si incuneano canyons che ricordono gli Stati Uniti, tratti di deserto africano ed angoli in cui gli edifici conservano qualche ricordo di Bisanzio. Si direbbe che qui siano franati insieme i detriti di diversi mondi; che una divinità arbitraria, dopo aver creato i continenti e le stagioni, si sia divertita a romperli per mescolarne i lucenti frantumi.
Nel cuore di Leonida Repaci
Quando fu il giorno della Calabria Dio si trovò in pugno 15000 kmq di argilla verde con riflessi viola.Pensò che con quella creta si potesse modellare un paese di due milioni di abitanti al massimo. Era teso in un maschio vigore creativo il Signore, e promise a se stesso di fare un capolavoro. Si mise all’opera, e la Calabria uscì dalle sue mani più bella della California e delle Hawaii, più bella della Costa Azzurra e degli arcipelaghi giapponesi.
Poi distribuì i mesi e le stagioni alla Calabria. Per l’inverno concesse il sole,
per la primavera il sole, per l’estate il sole, per l’autunno il sole
Volle che le madri fossero tenere, le mogli coraggiose, le figlie contegnose,
i figli immaginosi, gli uomini autorevoli, i vecchi rispettati,
i mendicanti protetti, gl’infelici aiutati, le persone fiere leali socievoli e ospitali,
le bestie amate. Volle il mare sempre viola, la rosa sbocciante a dicembre,
il cielo terso, le campagne fertili, le messi pingui, l’acqua abbondante,
il clima mite, il profumo delle erbe inebriante.
Operate tutte queste cose nel presente e nel futuro il Signore fu preso da una dolce sonnolenza, in cui entrava il compiacimento del creatore verso il capolavoro raggiunto.
Del breve sonno divino approfittò il diavolo per assegnare alla Calabria le calamità:
le dominazioni, il terremoto, la malaria, il latifondo, le fiumare, le alluvioni, la peronospora,la siccità, la mosca olearia, l’analfabetismo, il punto d’onore, la gelosia, l’Onorata Società, la vendetta, l’omertà, la violenza, la falsa testimonianza, la miseria, l’emigrazione.
Dopo le calamità, le necessità: la casa, la scuola, la strada, l’acqua, la luce, l’ospedale,
il cimitero. Ad esse aggiunse il bisogno della giustizia, il bisogno della libertà,
il bisogno della grandezza, il bisogno del nuovo, il bisogno del meglio.
E, a questo punto, il diavolo si ritenne soddisfatto del suo lavoro,
toccò a lui prender sonno mentre si svegliava il Signore.
Quando, aperti gli occhi,
potè abbracciare in tutta la sua vastità la rovina recata alla creatura prediletta ,
Dio scaraventò con un gesto di collera il Maligno nei profondi abissi del cielo.
Poi, lentamente rasserenandosi, disse:
Questi mali e questi bisogni sono ormai scatenati e debbono seguire la loro parabola.
Ma essi non impediranno alla Calabria di essere come io l’ho voluta.
La sua felicità sarà raggiunta con più sudore, ecco tutto.
Nel cuore di Pier Paolo Pasolini
Pasolini girando la Calabria in lungo e in largo, non solo alla ricerca di luoghi per girare i suoi film, ma interessato come sempre al mondo contadino, invitava i calabresi a guardare in faccia la realtà e a lottare per migliorare la propria condizione sociale e umana: “Calabresi non fate come gli struzzi, siete banditi, ma i banditi mi sono simpatici”
“E’ diffusa l’idea di un Sud di fannulloni inclini al familismo al clientelismo alla corruzione alla lamentela finalizzata all’assistenza. L’idea razzista di un Sud paradiso abitato da diavoli “
“ Il paesaggio calabrese si esalta con i suoi meravigliosi contrasti naturali, in cui a dolci pendii si contrappongono violenti sbalzi rocciosi”
“In Calabria è stato commesso il più grave dei delitti, di cui non risponderà mai nessuno :è stata uccisa la speranza pura, quella un po’ anarchica ed infantile di chi vivendo prima della storia, ha ancora tutta la storia davanti a sé”.
Pasolini invitava i calabresi alla lotta e a guardare in faccia la realtà perché la colpa non è sempre degli altri ,bisogna cominciare ad indignarsi. Il mondo rurale, la cultura, l’identità contadina per Pasolini andavano difese e salvate dall’aggressione barbara del contadini contro l’omologazione. Per Pasolini i luoghi sono memoria storica , identità civile.In tal senso sosteneva che si sarebbe dovuto ripartire dalla Terra, avvicinare i giovani al lavoro agricolo, aver cura della terra, perché, sosteneva, dov’è la bellezza se non vi è cura del territorio?L’amore per il territorio per la terra lo fornivano i contadini e le loro comunità locali e Pasolini con tenacia e passione difendeva la loro storia ,la loro memoria ,la loro lingua, le loro feste le loro osterie.
Nel cuore di Corrado Alvaro
La poetica disperata di Corrado Alvaro coglieva già la disperazione di molti calabresi, quelli che s’indignano quelli che dopo la disperazione credono nella speranza del cambiamento
“La disperazione più grande che possa impadronirsi di una società è quella che vivere rettamente sia inutile”
“I calabresi mettono il loro patriottismo nelle cose più semplici, come la bontà dei loro frutti e dei loro vini. Amore disperato del loro paese, di cui riconoscono la vita cruda, che hanno fuggito, ma che in loro è rimasta allo stato di ricordo e di leggenda .”
“ Al mio paese, la piccola borghesia considera una grande prova di abilità arrivare a ingraziarsi con tutti i mezzi, anche i più bassi, chi comanda. La furberia al posto di ogni altra qualità umana. Chi non vi riesce è un imbecille, e chi non vi si adatta, un pazzo. ‘Ha relazioni’ è al mio paese dire molto.“
“Chi ha denaro paga, ma mai di persona”.
“E’ una vita alla quale occorre essere iniziati per capirla, essere nati per amarla, tanto è piena , come la contrada , di pietre e di spine”.
“Nessuna libertà esiste quando non esiste una libertà interiore dell’individuo
Nel cuore di uno dei suoi figli
Amara terra mia, amara e bella…..
La Calabria è varia nel territorio come nella sua gente fiaccata da dominazioni, carestie terremoti, emigrazioni, conquiste ,malcostume, illegalità, criminalità.
Appare sempre rassegnata, intenta a leccarsi le ferite, vittima di una regressione economica e culturale, regressione che diventa anche psicologica trasformandosi nella psicologia della persecuzione. La Calabria è sudditanza, delega , schiava della logica del favore perché rassegnata alla convinzione dell’assenza dei diritti. Collusioni, corruzione, indebitamento, dissoluzione, economica ,disoccupazione giovanile ai massimi storici. Lo Stato, per i calabresi rassegnati, è un corpo estraneo, qualcosa di diverso da noi e che, perciò, non può tutelarci, mentre invece, alligna l’antistato, il malaffare, l’illegalità, il condizionamento mafioso. Un quadro devastante! Ma tra i giovani comincia a notarsi la voglia di cambiamento senza lamentele e vittimismi mi riferisco al gruppo, ad esempio, di ereticamnte.it
Noi calabresi, oltre alla tendenza al vittimismo, abbiamo un’identità fatta di risentimenti, rivalse, richieste, lamentele, localismi, leghismi alla rovescia. Ci vantiamo della nostra ascendenza greca, della nostra nobile storia, esaltiamo la nostra natura, le coste, i paesaggi,il cibo. Ma abbiamo distrutto il nostro passato ed il nostro presente perché abbiamo devastato, abbandonato, avvelenato, siamo orfani di un territorio. Cominciamo una volta per tutte a rimuovere culturalmente l’idea della persecuzione, della rassegnazione, del” tanto è tutto inutile”, “tanto non abbiamo futuro,” vinciamo l’assurda convinzione che la cultura, l’onestà, la comunità, il buon cibo, i panorami non servano più a niente. E’ indispensabile riacquistare l’orgoglio di sé, del proprio passato, della propria dignità, altrimenti non vi sarà indignazione e, quindi, rinascita : le speranze saranno negate, le nuove generazioni saranno allo sbando ,gli anziani lasciati a se stessi ,mentre le famiglie sono già allo stremo. Quello che per i giovani è un diritto per noi dovrebbe essere un dovere , una forma di risarcimento morale che dobbiamo alle nuove generazioni. E…a noi stessi!