Alimentazione e tumore al seno

Un tumore in genere origina quando i danni a carico del DNA determinano una moltiplicazione incontrollata delle cellule. C’è da ritenere che il cibo favorisca l’insorgenza di alcuni tumori sia attraverso l’uso di conservanti e l’introduzione dei cancerogeni come le amine eterocicliche che si formano nella cottura della carne, sia attraverso l’influenza della dieta nel modificare il quadro ormonale e il metabolismo degli estrogeni circolanti, del testosterone e dei fattori di crescita legati all’insulina (Igf-1).
Gli studi dimostrano che dopo la menopausa condizioni di sovrappeso e obesità determinano un maggior rischio di tumore della mammella, superiore al 30%. Utilizzando approcci genetici e farmacologici, è stato dimostrato che l’aumento del 27HC idrossicolesterolo circolante (metabolita del colesterolo) aumenta in modo significativo la crescita tumorale e le metastasi in modelli sperimentali di cancro al seno.  Questi risultati suggeriscono che le modifiche farmacologiche o dietetiche che abbassano il colesterolo totale, e per deduzione il 27HC, sono in grado di ridurre l’impatto di obesità/ sindrome metabolica sull’incidenza del cancro al seno.

La carne e i grassi saturi sono sostanze ossidanti che attaccano la membrana cellulare aumentando il rischio che il DNA delle cellule muti. L’eccessivo consumo di carne, di carni conservate e di grassi animali è dannoso per la salute aumentando l’incidenza del cancro dell’intestino e della mammella. I grassi saturi producono una grande quantità di radicali liberi danneggiando le cellule. Una dieta iperproteica inoltre è associata ad alti livelli di IGF1(fattori di crescita).

carne
Zuccheri raffinati (fruttosio, saccarosio e dolciumi) e cereali raffinati innalzano la glicemia provocando picchi di insulina e di Igf1, due ormoni che stimolano la proliferazione cellullare.
Il consumo elevato di cibi che fanno aumentare molto la glicemia  (alimenti ad alto indice glicemico, come il pane bianco, le farine 0 e 00, le patate, il riso bianco, la frutta molto zuccherina),  è associato ad un rischio aumentato del 50% di sviluppare un tumore dell’intestino (Sieri S et al. 2014 Int J Cancer Nov 18)  o della mammella (Sieri S et al. 2007 Am J Clin Nutr 86:1160). I cibi ricchi di carboidrati a basso indice glicemico; la pasta di grano duro, i cereali integrali, i legumi, al contrario, conferiscono una protezione. Lo ha dimostrato il gruppo di lavoro del progetto ORDET, uno studio su 11.000 donne reclutate nella seconda metà degli anni ottanta e seguite per 25 anni.

farina

Che la glicemia elevata fosse associata al cancro della mammella lo aveva già documentato lo stesso studio molti anni prima: le donne che hanno la glicemia verso l’alto dell’intervallo di normalità hanno un rischio doppio di ammalarsi rispetto a quelle con la glicemia  verso valori bassi (Muti P et al. 2002 Cancer Epidemiol Biomarkers Prev 11:1361; Sieri S et al 2012 Int J Cancer 130:921). Più recentemente è stato dimostrato che le pazienti con cancro della mammella che al momento della diagnosi hanno la glicemia verso l’alto dei valori normali sviluppano più facilmente metastasi (Contiero P et al. 2013 Breast cancer Res Treat 138:951; Minicozzi P et al.2013 Eur J cancer 49:388.). Il meccanismo con cui la glicemia elevata aumenta il rischio è probabilmente duplice: da un lato perché le cellule tumorali, per vivere, hanno bisogno di circa 20 volte più glucosio delle cellule normali, dall’altro perché glicemia alta implica insulina alta, che a sua volta aumenta la disponibilità di ormoni sessuali e dei fattori di crescita che stimolano la proliferazione delle cellule tumorali. Per tener bassa la glicemia occorre evitare i cibi a base di carboidrati industrialmente raffinati e limitare i grassi saturi, che ostacolando il funzionamento dell’insulina contribuiscono ad aumentare la glicemia.

zucchero

Esistono solide evidenze e dati scientifici a favore del ruolo favorevole dell’alimentazione mediterranea e di stili di vita salutari nella prevenzione del carcinoma della mammella.

Praticare una alimentazione sana: 

  • Evitare le carni lavorate se conservate con nitriti;limitare la carne rossa e gli alimenti ad alto contenuto di sale.
  • Mangiare molti cereali integrali, legumi, verdura e frutta.                                                                                   • Limitare i cibi ad alto contenuto calorico (cibi ricchi di zuccheri o grassi saturi) ed evitare le bevande zuccherate.

Tra gli alimenti che negli ultimi anni sono risultati più promettenti dal punto di vista preventivo si possono menzionare:

1) i cereali integrali, non raffinati perché ricchi in fibra, composti fenolici, minerali, vitamine e altri elementi in traccia, che oltre ad aumentare il senso di sazietà, riducono la risposta glicemica e migliorano la sensibilità all’insulina;
2) i legumi, forniscono proteine di buona qualità, aiutano a tenere basso il colesterolo e rallentano la velocità di assorbimento del glucosio
3) la frutta inclusa la frutta secca, caratterizzata da un profilo lipidico in linea con le raccomandazioni e da un elevato contenuto in fibra e polifenoli, che oltre a migliorare il profilo lipidico con conseguente riduzione del rischio di malattie cardiovascolari, modulando la risposta glicemica, riduce il rischio di diabete;
4) l’olio di oliva, per la presenza di ben caratterizzati polifenoli che riducono l’ossidazione dell’LDL-colesterolo, marker di rischio cardiovascolare e di rischio per i tumori al seno.
4) le verdure di tutti i tipi secondo stagione per la attività protettiva. Un elevato consumo di verdura diminuisce del 18% il rischio di tumore del seno.
5) il pesce azzurro, perché il grasso del pesce ha proprietà antinfiammatorie e antitumorali e inoltre contiene calcio e vitamina D.

Bisognerebbe riflettere ed essere consapevoli su come nutrirci, con quale conseguenze sulla salute, sui consumi energetici, sulla biodiversità. L’alimentazione è un tema essenziale della vita e andrebbe sottratto alla macchina propagandistica dell’agro business.